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A volte sogni di navigare su campi di grano/ E nei ritorni quella bellezza resta in una mano- Ricordando Raul Gardini

1 settembre 2012

Di Alberto Leoncini


Così canta Fiorella Mannoia, a mio avviso una della voci più affascinanti della musica italiana nel brano "Io non ho paura", inserito nel recente album "Sud" di cui mi piace ricordare la dedica a Thomas Sankara, leader africano che osò ribellarsi alla schiavitù del debito estero finendo assassinato e di cui sono ancor oggi memorabili le parole (youtube e youtube). Navigare su campi di grano, ci porta al cuore delle due coordinate che hanno segnato la vita di Raul Gardini: la navigazione e il commercio di cereali, il core business dal quale la sua parabola imprenditoriale prende le mosse.Copertina di libro dedicato a Gardini
Quasi si potrebbero ancora scorgere le scie d'acqua lasciate dietro alle poppe delle avvenieristiche imbarcazioni che si sono fronteggiate nel sublime scenario del Bacino San Marco per i preliminari della Coppa America di questa primavera, e sentire il vento che ne gonfiava le vele. Avvenimento che ha proiettato Venezia nel cuore pulsante della velica mondiale, assommando alla magia della città quella del vento, che da sempre ha una connotazione soprannaturale; fin troppo facile il paragone con lo Spirito Santo. In questo caso potrebbe quasi sembrare una manifestazione dell'eclettico imprenditore protagonista delle cronache economico-finanziarie e sportive dagli anni 70 fino al tragico epilogo su cui ancora sono presenti svariati coni d´ombra. Una presenza che ritorna non solo riandando con la mente alle gesta del "Moro di Venezia", l'imbarcazione da lui fortissimamente promossa e finanziata proprio per gareggiare alla Coppa America ma anche in un immaginifico romanzo breve di Domenico Carosso (lulu) nel quale in un ardito - e devo dire complessivamente efficace- susseguirsi di citazioni letterarie e di storia economica per bocca dei suoi più rigorosi interpreti viene ripercorsa un'avventura umana senz'altro fra le più interessanti del capitalismo italiano anzitutto per i molteplici legami con l'interventismo pubblico nell'economia e inoltre per la rilettura di una storia simbolo dell´imprenditoria italiana.
Quell´inedito intreccio fra capitale pubblico e privato è stata senz´altro - e al netto delle degenerazioni - una delle leve di successo economico dell´Italia del secondo dopoguerra. Dirò di più, nella presente crisi una delle concause va senz´altro ricercata nella fine del c.d. "parastato". Non è un caso che un Paese per ampi tratti simile all´Italia, cioè il Giappone si sia ben guardato dallo smantellamento delle leve di interventismo pubblico nell´economia. Sia detto senza alcun adito di dubbio, non guardo di certo a quel modello di società e di economia, tuttavia l´operazione di liquidazione-materiale e, ancor di più, morale - che il nostro paese ha compiuto dagli anni ´90 all´ultima sterzata di Monti andrebbe senza dubbio messa in discussione.
Mi piace cogliere la dimensione esplorativa che di Gardini si vuol mettere in evidenza, sicuramente uno dei tratti più tipici del nostro capitalismo più audace e-spesso-sfortunato. Verrebbe da dire che i peggiori, in una sorta di darwinismo al contrario, siano premiati: quelli che si aggrappano alle mammelle della rendita, parola magica di quegli anni ruggenti troppo sbrigativamente liquidati per lasciare il posto a una globalizzazione selvaggia e predatoria.
Sono gli anni della Olivetti che contende a IBM il primato mondiale nel grande prato verde dell'informatica e degli ultimi modelli di successo della FIAT, tanto per dare qualche coordinata, quelli in cui Gardini inizia a guardare- troppo in anticipo- all'etanolo. Quel carburante con cui oggi il Brasile alimenta il suo sviluppo. E' quindi la storia delle tante occasioni mancate dal nostro Paese quella che in filigrana emerge da questo scritto, anche se non si accoda al lungo elenco di aedi della disfatta, risolvendo invece in una prospettiva ultramateriale se non ultraterrena quanto accaduto nella nostra società. Carosso in questo senso pone grande attenzione nel sottolineare anche la dimensione di "uomo comune" di Gardini, un tratto che non solo "umanizza" il capitalista ma che costituisce un altro aspetto comune a molte storie imprenditoriali italiane, i cui protagonisti spesso vengono da un mondo se non propriamente popolare quantomeno dell´artigianato. A voler dare una lettura storica, si potrebbe parlare delle "botteghe" e delle "corporazioni" che costituirono le architravi del protocapitalismo italiano nel Medio Evo e l´humus della felice stagione rinascimentale. Sapremo mai replicare un´esperienza del genere?
Dicevo, un esperimento senz'altro interessante quello di Carosso dove ad un tempo si fondono richiami financo alla cronaca e citazioni bibliche o dantesche: proprio per questo a volte soffre lo stacco tra piani e ambiti così differenti tra loro. Fortunatamente questo scritto così immaginifico elude il rischio di cadere nel biografismo più ammuffito specialmente perché fornire un quadro apoditticamente definito degli anni così intensi e complessi della storia italiana è un compito che nessuno in buona fede credo possa assumersi quantomeno con così poco distacco temporale.


Di Alberto Leoncini


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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte,nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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