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Numero 114

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Abcveneto, intervista lo scrittore e poeta Giulio Ghirardi

1 settembre 2013

A cura di Abcveneto



D: Lei ha scritto libri, è poeta, saggista, è sensibile alla cultura mitteleuropea, è uomo dai molteplici interessi, amante dell'aforisma e del gioco verbale, ci vuole parlare del suo lavoro?

R: Ho scritto più di trenta libri. Il repertorio è vasto: abbraccia la saggistica, la narrativa, la poesia. La mia carriera pubblicistica è cominciata nel 1972 con un volume specialistico dedicati agli “Affreschi istriani del Medioevo”. Il lavoro fu presentato anche all’estero, a Monaco di Baviera all’Istituto Italiano di Cultura. Parallelamente ero impegnato nella collaborazione con riviste e quotidiani nazionali e internazionali (Il Giorno, Pantheon, Notizie D’Arte, Linea Grafica, Il Tempo, Idea, Terzo Occhio, Il Gazzettino, La Nuova Venezia, etc.). Trattavo temi d’arte del passato e del presente con uno spirito interdisciplinare indipendente e polemico rispetto alla cultura ufficiale di quegli anni e decenni legata alle ideologie e caldeggiata dalle istituzioni. A partire dal 1990 il mio stile di scrittura subisce una svolta con “Addio Novecento” e da allora la produzione di libri si è intensificata e moltiplicata senza trascurare la critica d’arte che tuttora coltivo collaborando a riviste prestigiose come “Arte Documento”. Per quanto riguarda la mia vocazione aforistica, non posso negare di essere un lettore attento e appassionato di Kraus o di Wilde. Ma il genere, nel mio caso specifico riguarda soprattutto “Per motivi di spazio” del 1998. Da allora, la fama di aforista, diffusa da lettori quali Carlo Della Corte ed Ennio Rossignoli, si è propagata alle opere successive sia poetiche come saggistiche e narrative. I miei aforismi non sono finalizzati a un genere , a un linguaggio specifico. Sono intermezzi di riflessione, sono aforismi a metà… in quanto non mirano a una sentenza, a uno schiaffo risolutivo. I puntini di sospensione, così frequenti nella mia scrittura sono segnali che indicano al lettore la piena libertà di trarre una conclusione o di eludere il tema, il problema affrontato… L’aforisma, per me è un esperienza casuale come il gioco verbale che mi sembra assai raro e legato, anch’esso alla casualità che si intrufola nell’inventiva.

D: I viaggi sono sempre ispiratori per l'arte...per tutte le arti. Qual è stato il suo viaggio, fatto intorno al mondo, che lo ha più divertito culturalmente e che ha ispirato alcuni suoi libri?

R: Ho viaggiato tanto fin dalla prima infanzia e considero il viaggio come un’esperienza che associa gli interessi culturali agli svaghi che non sono mai fini a se stessi ma intervalli spesso casuali che il viaggiatore scopre strada facendo. Ci sono paesi vicini e lontani che ho visitato ripetutamente: l’Oriente Mediterraneo, l’Egitto che ho sempre raggiunto via mare, quando le navi, soprattutto quelle veneziane, offrivano al passeggero un’ accoglienza signorile e al tempo stesso famigliare. In uno di quei viaggi, nella rotta tra Alessandria e Venezia, ho avuto la fortuna di incontrare la grande scrittrice Marguerite Yourcenar, fu un’esperienza fortuita e per questo più emozionante, che mi ispirò un libro, da me molto amato, “Elzeviri per Margherita”. Il libro, edito da Gangemi, fu presentato anche a Cortina nel 2002 da Ennio Rossignoli ( Hotel Savoia). Altri libri sono ispirati a viaggi e soggiorni in chiave non geopolitica ma narrativa. L’epicentro delle memorie è la Mitteleuropa germanica e slava visitata con gli occhi di un veneziano che non dimentica mai la sua città e che ha legami profondi col mare, soprattutto con i paesi che si affacciano all’Adriatico, culla, mosaico di civiltà e linguaggi.

D: A Cortina d'Ampezzo c'è una vetrina con una montagna di libri da lei scritti, e sulla cima della montagna c'è un angelo che voga alla veneziana...cioè in piedi. Ci vuol raccontare in poche righe questo suo libro?

R: Sono grato per l’ospitalità alle Assicurazioni Generali, soprattutto al Dott. Alessandro Paglia, promotore del progetto, per lunghi anni Presidente del Circolo Nautico Generali di Venezia. L’angelo vogatore che sovrasta la cima della montagna di libri è la riproduzione di un frammento musivo paleocristiano della Basilica di Aquileia. L’immagine fu proposta, ritrattata e ringiovanita da un artista veneziano come trofeo per i vincitori della Regata Storica del 1996. In quell’occasione mi fu commissionato un opuscolo storico, poetico e riflessivo ispirato al tema. Il libercolo è esposto nella stessa vetrina cortinese ed è molto caro ad Alessandro Paglia anche perché segna l’inizio di una proficua collaborazione culturale con le Generali.

D: Oltre che a dedicarsi alla scrittura e ai numerosi libri pubblicati, ha anche dei passatempi? Quali sono?

R: I miei passatempi generalmente non esorbitano dal mondo della cultura. Posso confessare che, fin dall’infanzia, la musica ha occupato un posto d’onore nella scala dei miei interessi collaterali che non posso definire passatempi in quanto la musica, anche la musica meno cervellotica e cerebrale, richiede una sensibilità spirituale che non fa parte dei passatempi comuni. Ho frequentato i teatri e i festival più prestigiosi d’Europa, ho conosciuto artisti e interpreti di fama mondiale. Uno dei miei più recenti saggi è dedicato a Stravinskij che mi fu presentato in un ristorante veneziano. Onoro tutti i linguaggi, primo fra tutti l’arte cinematografica. E coltivo una tenera simpatia per le arti minori, per lo splendido artigianato fiorito nella città in cui vivo e purtroppo vittima del consumismo che degrada la cultura e le tradizioni lagunari.

D: Ora le farò una domanda che rivolgiamo a tutti i nostri intervistati: Le piace la nostra cucina veneta e veneziana, visto che è nato e vive tutt'ora a Venezia? Quali sono i suoi piatti preferiti e i vini?

R: Penso che il Veneto sia una regione meravigliosa dal punto di vista gastronomico, per la ricchezza delle specialità e per l’eleganza, per l’ospitalità grazie alla quale è sempre possibile passare un’oretta di relax e di piacere. Adoro la cucina, anzi le cucine della Marca Trevigiana che offrono pietanze saporite ma non troppo elaborate. Non tutti i viaggi sono obbligati alla lontananza o all’esotismo. La Marca Trevigiana offre l’occasione del viaggio breve che premia il palato come l’amore per l’arte e per la natura. Cosa c’è di più bello di una scampagnata nei pressi del Montello, di una sosta non solo gastronomica a Valdobbiadene o lungo la strada del vino bianco? Quanto alle mie preferenze: mi piace il vino leggero, mi piacciono i piatti semplici, mi piace soprattutto l’atmosfera che garantisce uno stralcio di buon umore non condizionato da etichette e snobismi diffusi negli ambienti della gastronomia d’alto bordo. L’arte è legata alla vita e non disdegna i piaceri della cucina. Dei lieti calici, cari ai librettisti dei melodrammi e delle operette. C’erano tanti rumori di guerra anche allora ma il vino era esentato dalle battaglie economiche, dalle sanzioni grottesche che non fanno onore all’Europa dei vini…

Abcveneto La ringrazia del tempo che ci ha dedicato

R: E’ stato un piacere colloquiare con Voi e rispondere a domande così vivaci. Approfitto dell’occasione per salutare la Redazione e i Lettori.

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