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Angeli e Camion  

29 settembre 2017

A cura di Abcveneto




Di solito il titolo arriva alla fine, dopo molti tentativi anche al limite del banale. L’opposto in questo caso: prima mi è apparso il titolo Angeli e camion e mi è sembrato così esaustivo ed esplicativo da dedicargli una mostra e un catalogo significativi.
Come dire che una parte di me guarda al passato sublime dell’arte italiana nel suo evolversi dal ‘500 al ‘700 e se ne sente in qualche modo erede. E con quella eredità guarda e interpreta il presente anche nei suoi lati più degradati, dove necessita uno sguardo amorevole.
Angeli per dire il confronto con la bellezza pura filtrata attraverso le opere d’arte che più mi hanno suggestionato negli ultimi tre decenni. Iniziando dall’immaginario barocco rivisitato nelle grandi tele del biennio 1986-88, poi quasi dimenticate per vent’anni, e continuato a più riprese con le facciate e gli interni delle chiese di Roma e Venezia. Fino all’innamoramento per i geni alati e le danzatrici di Canova e agli angeli veri e propri dell’ultimo quinquennio, con opere di ogni dimensione, dalle tele di tre metri ai cartoni di pochi decimetri.
Come ho già scritto in un catalogo del 1990, tutto è iniziato con l’interno magico della chiesa degli Scalzi a Venezia, per continuare nella Roma di Bernini con gli angeli, le fontane e i monumenti dei papi. E le facciate barocche annerite dalla patina del tempo, prima delle pulizie giubilari. Fra tutte Sant’Andrea della Valle col suo angelo solitario di vedetta sulla città, tornato così spesso nei lavori più recenti, dove si ritrova in buona compagnia con i dorati angeli reggilampada di Andrea Brustolon, visti da sempre nella sacrestia dei Frari. E con quelli delle pale bergamasche del Lotto e degli affreschi del Tiepolo nell’Arcivescovado e nel Duomo di Udine. O con l’Angelo Raffaele nelle preziose telette dei Guardi sulla cantoria dell’omonima chiesa.
Negli stessi anni ’80 inizio un parallelo innamoramento per i relitti industriali, il paesaggio urbano e i mezzi di trasporto. Tra questi i camion sono i meno poetici, anzi i più sgraditi e sgradevoli nell’immaginario. E mi attraggono sempre di più quelli che esistono ormai solo nella mia memoria e nelle tracce fotografiche che ho via via raccolto. Saranno le forme morbide, più da animale o giocattolo ingrandito, simili a quei camioncini delle periferie dipinte da Mario Sironi nel primo dopoguerra, che tanto mi hanno colpito a vent’anni.
Tra i camion in circolazione sono gli autocarri dei muratori e i grandi mezzi da movimento terra a catturarmi. Mi piacciono quel fango, quella ruggine e quei colori slavati, così simili ai miei, che ricordano il rosso, l’azzurro o il giallo che erano.
Dire che ogni volta mi sorprendo a vederli trasformati in esseri viventi farà sorridere, ma è il regalo della pittura.

A cura di Abcveneto



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Mensile telematico sul Veneto e Triveneto: Cosa fanno i veneti dentro e fuori d'Italia, nella cultura, nella fotografia, nel turismo, nel cinema, nell'arte, nell'economia. Registrato con il n° 3104 del Registro Stampa, presso la Cancelleria del Tribunale di Treviso il 19/02/2004.
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