Intervista a Lucia Maria Benedetti

Presidente della Pro Loco di Treviso, titolare del Centro Guide Turistiche del Veneto e curatrice della mostra al Museo Diocesano a Treviso L'occhiale al potere dal Rinascimento a Andy Warhol

Lorenzo Sordi stilista della Dolce Vita e Lucia Benedetti
a cura di Abcveneto foto di Maria Ester Nichele

Domanda: Architetto Benedetti come è nata l'idea di una mostra sugli occhiali?

Innanzitutto Treviso possiede la prima immagine che raffigura un paio di occhiali; inoltre si trova nel distretto degli Occhiali da tempi remoti; insomma intendevo sensibilizzare e valorizzare quello che ci appartiene, considerato che spesso lo diamo per scontato o ci dimentichiamo.

D: È stato difficile realizzarla?

Difficilissimo ma, come al solito, la passione ti sostiene. Dal punto di vista pratico, sono stati due anni e mezzo di ricerche e organizzazione recuperando tutto il tempo libero dal lavoro e rinunciando a ferie e tempo libero; dal punto di vista economico, sono stati due anni e mezzo di sacrifici e risparmi perché la mostra è stata interamente pagata da me non avendo alcuno sponsor.

D: Come mai una mostra sugli occhiali al Museo Diocesano di Treviso?

Perché ogni oggetto, come ogni architettura, sono valorizzati dall'ambiente circostante. Allestimento, contesto e oggetto intervengono con pesi uguali sul risultato finale. Inoltre, al Museo Diocesano, c'è un dipinto di un seguace cinquecentesco di Rocco Marconi che raffigura un personaggio con un paio di occhiali, così ho posizionato la teca che ospita tipo di occhiali, proprio davanti a quel dipinto.

D: La nascita degli occhiali è stato un percorso lungo negli anni ce lo vuol raccontare in breve?

In effetti la storia è un po' lunga; appena trovo qualche risorsa, pubblicherò il libro già pronto. nel frattempo posso sintetizzare: in un documento veneziano del 1200 è la prima volta che si parla di occhiali, poi come dicevo li troviamo dipinti a Treviso nel chiostro di San Nicolò (1352): I primi non hanno le stanghette ma stanno in equilibrio sul naso o sono tenuti fermi con vari stratagemmi : degli archetti sotto la berretta o legati alle orecchie con degli spaghetti finché, dopo 500 anni, arrivano le stanghette.

D: Abbiamo letto che è stato prolungata l'apertura della mostra...

Abbiamo ricevuto delle precise richieste da parte di appassionati prevalentemente stranieri (Praga, Boston, Berlino, Korea,...), così abbiamo prolungato fino all'11 settembre, data ultima per ritornarli ai collezionisti.

D: Chi viene a visitare la mostra?

Per l'attività che svolgo, ho contatti con gruppi culturali che provengono da varie parti dell'Italia e del mondo. Li abbiamo contattati tutti e molti hanno risposto positivamente. Il trevigiano arriva prevalentemente per caso perché, sappiamo, la comunicazione deve essere capillare, continua, diretta e, per questo motivo, è piuttosto costosa e in loco non l'ho potuta fare. Una grande soddisfazione è comunque che tutti hanno apprezzato, oltre le mie aspettative, la mostra

D: Il commento che ha apprezzato di più?

Ce ne sono veramente tanti: un designer statunitense che mi ha detto che a New York dove lui vive, una mostra così avrebbe un successo grandioso, un architetto koreano che vorrebbe collaborare con me, un bambino che ha detto di portare più volentieri gli occhiali dopo aver visto la mostra e conosciuta la storia,...

D: E la prossima mostra? Su cosa le piacerebbe farla?

Ho un'ideuzza che non dico qui, ma credo che prima di parlare di mostre passerà un bel po' di tempo: senza finanziamenti è un sacrificio troppo alto. Avrei materiale anche per un'altra edizione con occhiali splendidi.

D: Cosa consiglierebbe di vedere a Treviso, oltre la mostra sugli occhiali?

Mi dispiace che i vari interventi snaturino il carattere della città: nuove costruzioni, taglio o drastica potatura delle piante, "restauri" demolitori portano via quotidianamente l'anima della città. Comunque Treviso offre ancora qualche angolo autentico. Inoltre ci sono veri e propri gioielli come la chiesa di Santa Lucia o quella di Santa Maria Maddalena...

D: Lei è anche una rinomata guida turistica, cosa bisognerebbe fare secondo lei per migliorare l'accoglienza a Treviso?

Beh, secondo il mio parere l'idea è semplice ma la storia è un pò lunga e dovrebbe partire da un progetto a lungo termine individuando l'elemento caratterizzante la città e salvando quello che rappresenta il nostro DNA. Osservo che i turisti cercano e apprezzano quello che noi stiamo quotidianamente cercando di distruggere. Non si tratta di inventarci cose strane ma di consolidare e perfezionare quelle che già ci appartengono, attuando poi una programmazione ben struttura per tempo ed offrendo servizi organizzati

D: Il suo piatto preferito qual è?

a parte il fatto che dovrei mettermi seriamente a dieta, posso affermare da autentica trevigiana che mi piace il Radicchio Rosso in tutte le sue espressioni

D: Cosa le piace fare quando ha tempo libero?

La guida turistica lavora quando gli altri fanno vacanza; negli altri giorni organizza il lavoro; non rimane pertanto tempo libero. Sembra strano, ma nessuno calcola che, facendo questo lavoro, non esistono sabato, domenica, né feste comandate negli altri giorni devi curare nei dettagli la programmazione oltre che aggiornarti. In ogni caso le cose che più gradisco fare è leggere, fare grafica, passeggiare al mare, girare mercatini dell'antiquariato, costruire elementi d'arredo.

Grazie del tempo che ci ha dedicato e arrivederci alla prossima mostra.

Grazie a te

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