Samantha Silvestri: attrice

Il lungo cammino delle donne

Samantha
A cura di Abcveneto, foto di Maria Ester Nichele

Samantha. 30 anni quest'anno. Non so quando e come è nata questa “passione”. Quella del palco, del cinema, della poesia, della Bellezza. Ho ricordi sparsi nel database della memoria. Facevo i capricci quando a quattro anni volevo prematuramente imparare a leggere. Traevo grandi soddisfazioni dal strappare una risata agli amici. Ma figlia d'arte, no. L'unica Madre da cui ho veramente appreso e stimolato la mia arte è la Vita. Sono figlia di ristoratori, ho sempre vissuto tra pizze e chicchi di caffè, e osservavo la gente. Poi successe un giorno che una mia insegnante di recitazione disse “ Se volete imparare a recitare andate in un bar e state lì”. Io mi feci i complimenti da sola perché pensai “È da una vita che lo faccio!”.
Tuttavia, nel corso degli anni ho razionalizzato questa mia attrazione per la scena. E ne ho individuato una causa scatenante. Quando si cresce in situazioni difficili, l'unica possibilità che si trova per sopravvivere è la fuga dalla realtà. Non vengo da una famiglia abbiente e felice. Potevo scappare solo dentro i film, tra le pagine dei libri. C'è una poesia bellissima di Philip Larkin che mi lancia sempre una ancora di salvezza quando l'argomento famiglia mi attanaglia i pensieri.

Si intitola THIS BE THE VERSE:

They fuck you up, your mum and dad.   
    They may not mean to, but they do.   
They fill you with the faults they had
    And add some extra, just for you.


But they were fucked up in their turn
    By fools in old-style hats and coats,  
  Who half the time were soppy-stern
    And half at one another’s throats.


Man hands on misery to man.
    It deepens like a coastal shelf.
Get out as early as you can,
    And don’t have any kids yourself.


Mamma e papà ti fottono.
Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno.
Ti riempiono di tutte le colpe che hanno
e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te.
Ma sono stati fottuti a loro volta
da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,
che per metà del tempo facevano moine
e per l’altra metà si prendevano alla gola.
L’uomo passa all’uomo la pena.
Che si fa sempre più profonda, come un’insenatura.
Esci, dunque, prima che puoi
e non avere figli tuoi.


È una scelta di vita, la mia, che ti fa fare i conti con la solitudine. Quindi ho da sempre sviluppato una capacità: non aver bisogno di sostegno da parte di nessuno. Quando hai successo sei osannato, quando ripiombi nell'anonimato vieni calpestato. I miei genitori talvolta mi guardano e mi chiedono quando mai mi troverò un lavoro. Io soffro dentro ma sorrido fuori.

Il tema del merito in Italia è ormai un argomento che è stato sviluppato oltre ogni misura. Questa è l'epoca in cui sono nata, questo è il mondo in cui vivo, non posso lamentarmi e addossare la colpa alle circostanze. Accetto la mia epoca e la mia Patria così com'è e mi dò da fare ogni giorno per apportare dei miglioramenti. Nessun artista ha navigato in acque dolci. Se pensiamo che Brecht scriveva durante il nazismo e si è visto bruciare i suoi libri io posso quasi ritenermi fortunata, nel 2018!
Nel tempo libero sto con le mie amiche. Con loro riesco a mollare ogni tensione: beviamo vino, ridiamo tantissimo, mangiamo, ci lamentiamo. In quei momenti “da osteria” tutto mi sembra perfetto. E io mi sento in vacanza, anche solo per qualche ora.
Ma le ragazze oggi sono più concentrate sulla vita lavorativa? Sì, forse. Era ora! Anni di maternage, senso del dovere imposto, di maschilismo casalingo sono stati finalmente sconfitti. Gli uomini lavorano e sono bravi, le donne lavorano e devono sentirsi in colpa perché non ottemperano ai loro doveri domestici.... Che schifezza è mai questa?!!
La storia ci insegna che l'arte reinterpreta la realtà con più chiarezza. La Forma cui poggia la comunicazione artistica è riflesso del contenuto, cioè la realtà. L'arte spiega la Storia e gli avvenimenti. Quindi non si tratta di progresso o corruzione dei costumi. Arte e Storia si accompagnano a braccetto da secoli e sarà sempre così! Se penso al mio lavoro, vedo la recitazione come una magia: l'attore può avere pochi strumenti: il suo corpo, la sua voce, una storia da narrare e un uditorie... E voilà, il sipario si è aperto!

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