Basta salari da fame! (Laterza, 2019) Sarà presentato a Vicenza

A cura di Abcveneto

Vicenza, 08/01/2020 - "Balzato ai primi posti nelle classifiche di vendita della saggistica, Basta salari da fame! (Laterza, 2019) sta contribuendo a ridefinire il dibattito pubblico su una questione spesso ignorata - quella delle condizioni lavorative nel nostro paese. Dopo il grande successo editoriale de Non è lavoro, è sfruttamento, la giovane economista Marta Fana ritorna - insieme al fratello Simone - a mettere il dito nella piaga in un punto oscuro del dibattito pubblico, rilevando come il sistema-Italia abbia trovato nella compressione dei salari una risposta perversa alla globalizzazione prima e alla crisi economica poi. Ne emerge una realtà dalla tinte fosche, a cui gli autori contrappongono la proposta di un salario minimo nazionale come punto partenza per un cambiamento sostanziale nel modo in cui si lavora nel nostro paese.

Marta e Simone Fana presenteranno Basta salari da fame! venerdì 10 gennaio alle 20:45 presso il Porto Burci (contrà dei Burci 27, Vicenza), interloquendo con Carlo Cunegato. La serata - coorganizzata da Fornaci Rosse e Cosmos - continuerà dopo la presentazione con la musica selezionata dagli stessi fratelli Fana".

Per ogni informazione: 349 0940434.

Basta salari da fame!

Oggi in Italia si guadagna meno di trent’anni fa, a parità di professione, di livello di istruzione, di carriera. Vale per tutti, tranne per quella minoranza che sta in alto. Questo dovrebbe essere il problema. Ci è stato detto che bisognava rendere il mercato del lavoro più flessibile e abbassare i salari per aumentare la competitività delle aziende e saremmo stati tutti più ricchi: l’abbiamo fatto ma siamo solo più poveri e ricattabili.
Quelli che hanno salari orari di tre, quattro, sei euro lordi l’ora. Quelli costretti al lavoro gratuito o a un tirocinio a 400 euro al mese. Quelli sottoinquadrati e i troppi costretti a un part-time involontario, spesso fittizio. Ormai il mercato del lavoro è una giungla con una sola certezza: stipendi bassi e precari. Paghe da fame per un lavoro povero. E se fosse proprio questo il problema che impedisce alla nostra economia di crescere? E se ricominciassimo a parlare di lotta salariale? È sull’impoverimento dei lavoratori, infatti, che molte imprese continuano ad accumulare profitti agitando di volta in volta il nemico esterno più utile alla propria retorica: gli immigrati, le delocalizzazioni, la tecnologia. Una narrazione che nasconde un interesse politico, diretto a garantire l’alto contro il basso della società, i profitti dei pochi contro i salari dei molti. Ma la consapevolezza che le crescenti disuguaglianze originano dai salari e dalle retribuzioni è tornata con forza nel dibattito pubblico e alimenta le lotte dei movimenti sociali a livello globale.
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