Intervista a Simona Wraith origine trevigiana per la ricerca sulle professioni delle donne del Terzo Millennio: Simona Wraight professore ordinario alla Rutgers University a New Brunswick (NJ)

A cura di Abcveneto

Ci riassume il percorso che l'ha portata negli Stati Uniti?

A dire la verita' e' stato fortuito. Ero a Francoforte per scrivere la mia tesi ed ho incontrato quello che sarebbe divenuto mio marito, Robert Donald Wright, che in quell'anno era professore in scambio culturale con l'universita' locale. Ci siamo incontrati ad una festa organizzata dall'universita' e siamo diventati amici. Dopo un anno, ho ricevuto la sua proposta di matrimonio. Il problema era che con una risposta affermative mi sarei dovuta trasferire negli US, una prospettiva che non avevo considerato parte dei miei progetti professionali.

Com'è stata accolta nel mondo accademico Americano?

Devo dire molto bene. Per insegnare all'universita' dovevo fare il dottorato e per riceverlo sono stata accolta dal dipartimento di Italiano della Rutgers University, a New Brunswick (NJ). E' subito diventata una nuova famiglia, con docenti molto preparati e ben disposti verso noi studenti. I colleghi erano in maggioranza italiani, e con loro si e' creata subito una grande collaborazione che continua ancora oggi. Il College of New Jersey, dove lavoro dal 1988, e' uno dei migliori college pubblici degli Stati Uniti, e il primo nel Nordest. Qui mi sono trovata subito molto bene, sia con i colleghi che con l'amministrazione, che ha sempre riconosciuto il mio lavoro e nel 2004 mi ha offerto la posizione di professore ordinario. L'anno scorso, per le mie pubblicazioni e per la leadership dimostrata dopo il 2004, mi e' stato dato un ulteriore riconoscimento.

Nel terzo Millennio come è cambiato l'ambito accademico?

Direi che e' cambiato moltissimo, negli Stati Uniti. Da anni si da piu' importanza alle scienze, in particolare allo STEM, che riceve fondi soprattutto dal governo federale. A questo si aggiunga un aumento delle tasse (tuition) universitarie che possono arrivare fino agli ottanta mila dollari all'anno. Questo significa uno sforzo economico molto importante per le famiglie, che generalmente hanno dai tre ai quattro figli. E con l'aumento delle tasse universitarie si e' notato un interesse piu' forte per quelle lauree che avviano ad una carriera professionale specifica, come l'ingegneria, la giurisprudenza e soprattutto l'economia. Questo ha portato ad un declino delle scienze umanistiche, in particolare delle lingue moderne. Per questo molti miei colleghi oggi lamentano un numero sempre decrescente di studenti nei loro corsi. E poi si sa, la cultura e' sempre stata un lusso, e nei momenti di crisi lo e' ancora di piu'.

Di che cosa si occupa oggi?

Nella mia ricerca ho diversi interessi. Ho appena finito di curare con alcuni colleghi un volume su Giacomo Leopardi: Mapping Leopardi. Poetic and Philosophical Intersections (Cambridge Scholars Press, 2019). Le mie ultime pubblicazioni sono dedicate in particolare alla rappresentazione del migrante nel cinema e nella letteratura. In questo momento sto lavorando ad un articolo nel quale esamino in quale modo l'immigrato riesce ad occupare, o viene reso invisibile, nello spazio europeo. Quindi mi sto occupando prevalentemente di quelli che negli Stati Uniti si definiscono gli Space Studies. In questo modo, riesco a collegare il mio lavoro intellettuale alle mie responsabilita' di cittadino.

Ci sono molti studenti stranieri? E di quale nazionalità?

Nei miei corsi gli studenti sono statunitensi, ma tutti provengono da altre nazioni e culture. Negli ultimi anni molti (oserei dire i migliori) sono di origine indiana, dominicana, argentina, italiana, studenti insomma di seconda generazione. Nati da genitori stranieri, sono statunitensi a tutti gli effetti, dato che da noi vige lo ius soli. Gli Stati Uniti sono un paese che ha una legislazione molto 'accogliente' rispetto agli immigrati, e per questo chi nasce entro i confini federali e' un cittadino. Questo riflette un sentimento che ho provato molto forte al mio arrivo, quando alcuni amici mi dissero: "Vivi qui, sei una di noi." Dietro a questa affermazione c'e' il desiderio che tutti qui si sentano appartenenti alla stessa comunita' civile.

Come è la loro preparazione rispetto a quella degli Americani?

Come dicevo, gli studenti di seconda generazione sono molto diligenti, seri, maturi e rispettosi. Hanno sicuramente capito che per raggiungere il successo accademico devono mettercela tutta. Ma in generale tutti gli studenti sono studiosi. Ho grandi soddisfazioni dal mio lavoro.

Per quanto riguarda gli italiani, come se la cavano?

Gli studenti di origine italiana provengono da famiglie che si sono insediate sul territorio da diverse generazioni. Per loro l'Italia e' una nonna, o una vacanza ogni due o tre anni nei luoghi di origine dei loro familiari. La loro cultura e' quella italo-americana, un mix di nostalgia, curiosita', e interesse per l'Italia che tuttavia non sfocia nello studio della lingua. Per alcuni di loro invece l'interesse c'e' ed e' solido. Allora si iscrivono ai nostri corsi, con l'intenzione di capire di piu' delle loro origini e del loro passato. Per questo i nostri corsi di storia italo-americana sono molto popolari. Ma in generale, non trovo differenze tra gli studenti italo-americani e gli altri.

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