Ai tempi del Coronavirus: la lettera della poetessa

Piazza dei Signori a Treviso

Di Anna Maria Marton

Cara amica,
apro solo ora il computer, proprio pensando a te per scriverti e avere tue notizie.
Ero "in pensiero" per te. Davvero, da più di tre mesi ci siamo riempiti la testa di parole altrui, tante, troppe, parole che non ci appartenevano, mai conosciute prima. Sono entrate con prepotenza, accavallate, incrociate con le nostre crescenti paure, sconosciute anche quelle. A poco a poco la mente si è svuotata dei nostri abituali pensieri e interessi, gli occhi puntati sui telegiornali, sulle immagini caotiche di medici e ospedali, di bollettini e raccomandazioni giornaliere, di tabelle, di scritte, di numeri, di elenchi da decodificare. E la nostra casa è stata il solo nostro rifugio dal quale non uscire per non trovarci di fronte l'INVISIBILE VIRUS.
Ubbidienti sì alle istruzioni impartite, ma dubbiosi sul come e quando e dove e perché e cosa stava davvero accadendo. Nei nostri sonni agitati, nelle nostre giornate al rallentatore, ci appariva un mondo diverso, impotente, che ci presentava l'accelerazione del dilagare del male , al quale si era dato subito un nome, nel tentativo umano di fissarlo e di identificarlo, per distinguerlo dalle altre epidemie della Storia. Ma abbiamo scoperto anche un mondo sconosciuto, quello degli ospedali, le figure bianche, quasi incapsulate di tanti medici ,infermieri,persone che lavorano negli ospedali ; quello che sono stati in grado di fare oltre il limite delle proprie forze per curare, salvare e per dare l'ultimo saluto a coloro che morivano, tanti, troppi. Il tempo è trascorso nella" stagion dei fiori".

La natura segue da sempre il richiamo alla Vita che rinasce ad ogni primavera e ci comunica la Speranza, la Bellezza, che ci toccano il cuore, guardando dai nostri balconi fioriti, i colori di piante , di giardini, di viali silenziosi. Ma l'Uomo, a imitazione della Natura, o proprio perché ne fa parte integrante, cerca e trova nelle calamità il modo di rinascere , di bonificare il terreni infestati del virus , sicuro che sarà lui ad avere la meglio . E nel cambiamento, un humus nuovo rinverdirà il nostro modo di essere, di vivere in una collaborazione più autentica e benefica per l'intero pianeta che non abbiamo rispettato.
Nel mio diario, chiuso per tanto tempo, all'inizio di giugno ho provato a scrivere poche parole. Credevo che l'inchiostro della stilo si fosse essiccato come le parole che erano scomparse dalla mente, perché pensavo che non avessero più alcun significato. Ora ho scoperto che io mi ero essiccata, sentendomi sola e inutile, vecchia e debole. Ma oggi ho ricevuto la mail di una cara amica e ho ritrovato ancora l'inchiostro della mia penna. Ecco, mi sono detta, leggendo le sue parole affettuose per invitarmi a scrivere e a risponderle, non ho niente da dire. Eppure lo stesso, ho cliccato: rispondi. Cara Amica...

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