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Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Martedì 1 Aprile  2008
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A CASA DELL’ARTISTA: incontro con  RABARAMA

Testi di Alessandra Pucci – fotografie di Luccia Danesin

RabaramaIn una strada poco trafficata del centro storico di Padova, tra la riviera San Benedetto e il Teatro Verdi, c’è l’abitazione di Rabarama.
Una porta di ferro e vetro segna l’ingresso alla casa-studio dell’artista: figura sottile vestita di jeans e golfino neri ci accoglie con garbo da padrona di casa, consapevole di vivere nel luogo che la rappresenta come artista e come donna.
Lo spazio delle idee e della quotidianità sono fusi in modo razionale e armonioso e in ciò già si manifesta la complessa personalità di Rabarama, che nella scelta del nome d’arte ha quasi inconsciamente prefigurato il suo cammino: raba – segno, parola, tatuaggio; Rama - divinità della religione indiana.
La notorietà delle sue opere dagli anni ‘90 in poi è il risultato di una appassionata ricerca sul significato profondo dell’esistenza che l’artista racchiude nella forma classica del nudo androgino, trattato con tecnica sapiente sia nella scultura che nelle grandi tele dipinte ad olio.
Riviste importanti con testi di critici famosi ne evidenziano da tempo la personalità, il talento, e l’originalità del liguaggio con cui riesce a dare forte significato simbolico ed espressivo ad ognuna delle sue opere.
Sulla copertina della rivista ”ArteiN” del Dicembre 2007, l’Artista appare seduta su una delle sculture bronzee rivestite di quella ”pelle” dipinta che fa emergere la struttura del DNA come abito immodificabile che condiziona i viventi fin dal concepimento.
Alcune di queste creature appaiono accovacciate come in una attesa senza tempo, altre chiuse come blocchi, altre in gruppi di due o più figure si allacciano in un impossibile salita verso un altrove comunque ostile, che non le libererà da quei tracciati, cinghie, puzzle che condizionano l’esistenza di ogni essere vivente.Rabarama
Luciano Caprile scrive: ”Col suo atteggiamento artistico Rabarama pare volerci offrire le molteplici campionature di un Eden inquinato da una trappola interpretativa che ci corrode lentamente come un tarlo, al pari dei tasselli che marchiano la pelle delle sue creature.”
Nell’ultima personale dell’Artista alla Galleria Vecchiato di Padova, erano esposte le opere più recenti in una ideale installazione che ne esaltava il messaggio inquietante e suggestivo, che parla un linguaggio di segni e di forme comprensibili a livello globale.
Ciò può spiegare il notevole interesse che queste opere suscitano in galleristi e collezionisti di grandi Paesi come la Cina e l’America, ma anche agli addetti culturali di molte regioni italiane che sentono l’importanza di questi manufatti misteriosi e preziosi.
A ragione si può parlare di Rabarama come di un Maestro del Rinascimento per la perizia della tecnica scultorea e di quella pittorica portate avanti con disciplina e organizzazione esattamente come ai tempi delle botteghe d’arte dove si formavano schiere di orafi, scultori, pittori e architetti. Anche nel suo laboratorio, disposto nel piano sotto allo studio soggiorno, tre collaboratrici in camice bianco lavorano sulle sculture con pigmenti acrilici per completare il percorso creativo composto di vari momenti in cui la forma si sviluppa fino al risultato finale. Rabarama nel suo laboratorio
Rabarama esegue le sculture-modello nello studio di fianco all’ingresso: è un ambiente ordinato dove ogni attrezzo ha il suo posto, i trespoli sono disposti in modo da ricevere la giusta illuminazione mentre le sculture più grandi possono essere completate nello spazio del soggiorno, davanti all’ingresso, pronte per le ultime finiture (con gli stecchi) con le mirette sulle superfici di plastilina che poi servirà da base per la fusione in bronzo.
La coppia dei suoi fedelissimi cani osserva il nostro movimento tra le opere con attenzione e discrezione: sembra che conoscano il rituale degli incontri, il senso delle frasi, il percorso, le soste, i commenti e i flash della macchina fotografica. Ci troviamo a guardare lo studio dalla scaletta che conduce alla cucina attrezzata secondo i più moderni criteri dell’arredamento necessario a chi in cucina passa volentieri un pò di tempo. L’Artista ci dice che ama preparare da mangiare per sè e per i suoi ospiti, la cucina come momento di relax ma anche di altra creatività e relazionalità.Rabarama vicino a una sua opera
Mentre Rabarama prepara il caffè, Luccia ed io scendiamo verso il piano terra e osserviamo due grandi tele che ripropongono in modo tridimensionale la tematica delle sculture: ancora una volta si ha la sensazione della grande forza ed energia che si espande da questa givane donna fino a renderla molto prossima alle esperienze Michelangiolesche.
Due ritratti di giovani uomini che un pò le assomigliano colpiscono la mia attenzione anche perchè appartegono ad un altro periodo del cammino artistico: chiedo notizie, e con  sorpresa mi sento dire che i  due ritratti  altri non sono che la versione maschile di se stessa. L’Artista parla con passione del suo apprendistato di scultrice all’Accademia di Venezia, dell’essere figlia d’uno scultore già noto e per questo aver deciso di celare la propria identità sotto altro nome; racconta delle persone importanti affettivamente e professionalmente che hanno avuto fiducia in lei permettendole di sviluppare in piena libertà la ricchezza creativa.
Ci sediamo per vedere il filmato di una intervista durante la mostra-installazione delle sue opere a Reggio Calabria: Rabarama espone i concetti filosofici che determinano i sgnificati e le scelte del suo operare, pensiero indagatore mai chiuso da certezze ma spalancato verso le mille domande che generano altre incertezze ed altre domande.Rabarama
Parliamo di libri e di autori, quelli che nella vita ci accompagnano perchè ne condividiamo le idee e attraverso i loro scritti scopriamo molto di noi stessi  e le possibili affinità elettive con gli altri. . Foto 6
Ci salutiamo cordialmente certe di poterci incontrare per una conversazione quando il suo studio si trasferirà in altra sede più ampia. Auguri.

 

Note biografiche:
Paola Epifani (Rabarama) nasce a Roma nel 1969 e dal 1990 vive e lavora a Padova. Si diploma nel 1991 all’Accademia di belle arti di Venezia Dal ‘95 prende l’avvio la tematica sulla predestinazione dell’uomo e il suo comportamento robotico in un incastro di avvenimenti preordinati. Le sue opere, dal 2000, sono esposte nei più prestigiosi musei italiani e stranieri: Milano, Fondazione Mudima; 2001 Museo d’arte contemporanea di Boca Raton in Florida; Fondazione Bricherasio di Torino; 2002 Museo Dolores Olmedo Patino, Città del Messico; Museo Fleury di Lodève, Francia; 2003 Biennale d’arte di Pechino; 2004 Musei di San Salvatore in Lauro, Roma; Museo d’arte contemporanea Millennium, Pechino; Museo d’arte di He Xiangning di Shenzhen , Cina; 2005 personale alla Fundaciòn Sebastian , Città del Messico; Giardini Centro Culturale La Estancia di Caracas;2007 Villa Genoese Zerbi di Reggio Calabria; 2008 Vecchiato Art Galleries di Padova. Attualmente è presente con tre monumentali lungo le strade della città e con una mostra personale presso la Galleria Corbelli & Arte a Cortina d'Ampezzo.
Il 20 marzo La Galery a Saint Paul de Vence in Francia inaugurerà una piccola personale.
Dal 17 al 21 aprile le sculture monumentali dell'artista saranno presenti lungo le strade di Catania in occasione di Catania Arte Fiera. Dal 5 luglio al 7 settembre i Comuni di Cesena e Cesenatico organizzeranno una grande personale. Nell'estate 2008 parteciperà alla Biennale di Pechino. Nei primi mesi del 2009 è prevista una esposizione al Museo di Boca Raton a Miami in Florida.
Le sue opere sono in permanenza presso la Vecchiato Art Galleries di Padova. www.vecchiatoarte.it

Testi di Alessandra Pucci – fotografie di Luccia Danesin

V anno,  2008
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