QUANDO IL GALLO CANTA: RIFLESSIONI MARINE
Riflessioni e pensieri del maestro Gianni Ambrogio
di Gianni Ambrogio
Stavo
sulla spiaggia. Il sole, liberato dagli umori dell' atmosfera
da un recente acquazzone, sprigionava calore ad altissimo
grado. Concomitante, un vento freddo, quasi polare, gli
contendeva la temperatura. Il risultato era un clima “agrodolce”.
Il mio sguardo partiva dal lontano orizzonte fino a ghermire,
avido, la sabbia ai miei piedi. Ogni tanto intercettava
il passaggio di qualche sghimbesciante cariatide e l'incedere
consapevole di rare bellezze anoressiche. La mia attenzione
si era concentrata sul furioso accavallarsi delle onde
in aspra lotta con se stesse. Sprizzi luminosi, stilettate
abbaglianti, scontri e schianti formavano uno spettacolo
di grande dinamico movimento. Mi venne da pensare la “battaglia
di Anghiari” ai cartoni disegnati da Leonardo da Vinci.
I cavalli imbizzarriti con narici dilatale, gli occhi
furiosi d'ira, gli zoccoli anteriori a scalciare l'aria,
il tutto ottenuto con sapienti segni e chiaroscuri. Dinamismo
sbalorditivo. Gli animali trasfigurati con tale misura
da non essere quasi percepita dall'occhio, eppure riescono
a rendere l'idea di spostamenti e movimenti che solo la
misteriosa sapienza del genio può ottenere. Ne risulta
un totale coinvolgimento del fruitore. Non potrei sottrarmi
al paragone con i “futuristi” del primo Novecento italiano.
Anch'essi tesi e rendere il dinamismo del nostro vivere.
Anche fra loro il genio di Boccioni. Malgrado le scomposizioni
degli oggetti, lo sgretolamento della materia, a mio avviso
sono riusciti a far scorrere le loro macchine più velocemente
dei cavalli di Leonardo.
I disegni di Leonardo da Vinci per la battaglia di Anghiari
[...] La grande pittura murale raffigurante la Battaglia
d'Anghiari è stata dipinta da Leonardo per la parete
sud della Sala del Gran Consiglio in Palazzo Vecchio a
Firenze, mentre a Michelangelo era stato affidato l'incarico
di rappresentare la Battaglia di Cascina sul lato opposto.
L'impegnativa impresa, iniziata a livello di studio nel
1503 e su muro nel 1504, rimase incompiuta allorché
l'artista nel maggio del 1506 partì per Milano
e molti anni dopo, nel 1563, venne coperta dalla nuova
decorazione murale di tutto il Salone ad opera di Giorgio
Vasari; inoltre sono andati perduti anche il grande cartone
preparatorio, il presunto modello su tavola e i modelli
in cera. Pertanto la composizione oggi è nota soltanto
da una quindicina di copie in pittura, qualche incisione
e, fortunatamente da un gran numero di disegni autografi
del Vinciano, il quale aveva studiato in molti fogli le
varie parti della scena, fin nel dettaglio, come i singoli
volti di guerrieri, conservati oggi al Szépmuseum
di Budapest, tutte documentazioni preziose attraverso
cui è possibile ricostruire l'immagine complessiva
della Battaglia (Scirè Nepi 1999 e bibl. precedente):
al centro compariva la Lotta per lo stendardo, testimoniato
dagli studi veneziani (nn.215-216-214), a destra l'episodio
del ponte, (Venezia n.216), preceduto dalla Cavalcata,
disegnata nel foglio n.12339r di Windsor Castle; la parte
sinistra resta invece ricostruibile con minor completezza
dai disegni n.215/A di Venezia, uno del British Museum(n.1854)
ed il n.15577 della Biblioteca Reale di Torino.
La descrizione di Leonardo nel suo cosiddetto Trattato
della pittura di "Come si deve figurare una battaglia"(par.145)
rende in modo molto efficace come si doveva realizzare
in pittura il tema del combattimento" dove per necessità
accadono infiniti scoramenti e piegamenti de'compositori
di tal discordia, o vuoi dire pazzia bestialissima."
Con straordinaria capacità descrittiva, l'artista
racconta nei suoi schizzi il furore dei combattenti e
il fragore della battaglia, riuscendo ad evocare nell'
immaginazione dello spettatore il furore della "bestialissima"
contesa e la lotta serrata per il possesso dello stendardo.
Era il 1440 e i fiorentini, alleati con le armate pontificie,
avevano sconfitto ad Anghiari, presso Arezzo, l'esercito
milanese di Filippo Maria Visconti, guidato da Niccolò
Piccinino; lo scontro, il 29 giugno, combattuto vicino
alla strada che da Borgo San Sepolcro conduceva al castello
di Anghiari, mirava alla conquista del ponte sul Tevere,
il Ponte della Giustizia, il cui possesso avrebbe costretto
le truppe viscontee ad indietreggiare verso san Sepolcro.
Leonardo si era ben documentato per illustrare quella
che per i fiorentini era un'importante vittoria politica
sui nemici secolari, i milanesi, come lo erano i pisani,
vinti in quella battaglia di Cascina che doveva celebrare
Michelangelo, secondo un programma iconografico autocelebrativo.
Aveva tradotto, com'è documentato nel Codice Atlantico
(202r), alcuni brani del Trophaeum Angelicarum di Leonardo
di Pietro Dati (Marinoni,1975):"..Nella prima schiera
Francesco, ...Et venne ..ad investire il ponte che era
guardato dal Patriarca et fiorentini. Dopo il ponte da
mano sinistra mandò fanti per impedire li nostri,
e quali ripugnavano. ..Qui ad questo ponte si fa una grande
pugna.Vi sono li nostri et lo inimico è scacciato.
Contro a'quali Symonecto con 600 cavalli ad urtare li
inimici. E dietro a lui venne altra gente con 2000 cavalli
et così lungo tempo si combatté variamente..";
e consultò senz'altro anche altre fonti, tra cui
i Commentari di Neri di Gino Capponi.
Leonardo ha iniziato i primi studi per il cartone
probabilmente già nel 1503, dal momento che il24
ottobre dello stesso anno la Signoria gli consegnò
le chiavi di alcune sale in Santa Maria Novella perché
potesse eseguire il cartone preparatorio; il 28 febbraio
gli vengono pagati "quaderni di 18 fogli", "et
un lenzuolo et tre teli" per orlarlo(Beltrami,1919,doc.137)
e il ponteggio necessario per la realizzazione, così
descritto da Vasari:"fece un edifizio artificiosissimo,
che stringendolo s'alzava, e allargandolo s'abbassava"
; il 30 giugno 1504 erano state comprate 88 libbre "
di farina stacciata bianca....in due volte per rimpastare
el cartone"(Beltrami,1919,doc.145). E' stato calcolato
(Isermeyer,1964) che Leonardo avrebbe acquistato 950 fogli
per un totale di 259.999 metri quadri di carta. La Signoria
pagava all'artista un salario mensile, concedendogli un
anno di tempo per finire il cartone... [fonte della
parte in corsivo: la rete]
di Gianni Ambrogio